La “confisca” degli orecchini appartenenti a Diego Armando Maradona (vedi, per tutti, Il Sole 24 Ore del 19 settembre 2009, pag. 27), avvenuta a Merano, nei locali di un noto centro per il benessere, merita qualche nota di approfondimento, nella prospettiva di offrire al lettore una sintetica chiave di lettura delle questioni che, in qualche modo, ruotano intorno all’attività di riscossione dei tributi. Procedo, dunque, in tale direzione, seguendo l’ordine (o il disordine) dei miei pensieri.
Primo punto. In Italia si può evadere mediante l’alterazione della dichiarazione fiscale, indicando al fisco redditi inferiori rispetto a quelli prodotti nel periodo d’imposta di riferimento oppure attribuendo ai citati redditi una qualificazione giuridica diversa rispetto a quella che sarebbe corretta. Si può tuttavia evadere anche attraverso la presentazione di dichiarazioni fiscali complete e veritiere, cui non faccia seguito il versamento dell’imposta che lo stesso contribuente ha determinato (si parla in questi casi di “evasione da riscossione”). In entrambi i casi, sia che si evada attraverso una dichiarazione “infedele” cui faccia seguito il versamento del tributo liquidato, sia che lo si faccia evitando il versamento dovuto in base a una dichiarazione “fedele”, il fisco non incassa quanto gli spetta.
Secondo Punto. Certamente, l’amministrazione finanziaria, che si trovi al cospetto di una dichiarazione la quale esponga un’ imposta non versata, potrà iscrivere a ruolo tale tributo. L’emissione di una cartella di pagamento, tuttavia, non significa disporre di denaro contante, perché, se il debitore non può essere aggredito attraverso l’azione esecutiva, il credito del Fisco rimane insoddisfatto.
Nel lungo periodo, anche la collettività risente di tale situazione, perché quei denari non riscossi mancheranno all’appello e su di essi, pertanto, non si potrà fare affidamento nella programmazione della spesa pubblica. E’ per questo che, in alcuni settori della nostra disciplina, la posizione dell’erario è garantita, proprio con riguardo alla fase della riscossione del tributo, attraverso il coinvolgimento di altri soggetti, diversi da colui che ha realizzato il presupposto e che dovrebbe procedere, per conseguenza, al versamento.
Terzo punto. I soggetti incaricati della riscossione agiscono nei confronti dei debitori anche per importi modesti, come dimostrano i numerosi casi di apposizione delle cosiddette “ganasce fiscali” e di iscrizione ipotecaria per garantire posizioni creditorie non certo gigantesche. L’importo di euro 4.000, che rappresenta, a quanto pare, il valore degli orecchini del signor Maradona, è una goccia nel mare rispetto ad un debito che ammonterebbe, stando alle notizie di stampa, a 36 milioni di euro.
Quarto punto (e punto d’appoggio per ulteriori riflessioni e commenti). Se il Signor Maradona avesse svolto un’attività imprenditoriale, egli avrebbe verosimilmente potuto beneficiare di quell’istituto rinunciatario che va sotto il nome di transazione fiscale, incapsulato nelle procedura di concordato preventivo e di ristrutturazione dei debiti. Alcune società hanno già goduto del citato istituto.
E’ però difficile spiegare all’uomo della strada che il debito tributario di 100, riferibile a Caio non imprenditore, deve essere riscosso in toto, fino all’ultimo orecchino, mentre il debito di 100 dell’imprenditore Tizio può essere facilmente rimesso in nome del mercato.